A proposito di enshittification, estrazione del capitale cognitivo e salute mentale. Mangiasogni ha il coraggio di esporsi in modo saldo “dalla parte del consumatore”, de-responsabilizzandolo dall’uso “sbagliato” dei device tecnologici, consegnando la responsabilità ai “grandi player” impegnati nella politica “estrattiva” dei dati e della nostra attenzione. Si vorrebbe infatti, ancora una volta, colpevolizzare il cittadino per il suo comportamento “fallace”, il suo utilizzo problematico di device che sarebbero neutri: i disturbi psicologici in fortissima crescita, sarebbero precedenti all’immissione sul mercato di smartphone e dispositivi in realtà pensati per agganciare la nostra attenzione e depauperare le nostre risorse cognitive. Ancora una volta cioè, sarebbe “colpa del cittadino”: i suoi problemi arriverebbero da “prima”. Sembra utile il paragone con il tabacco, che forse ci aiuta a capire: i soggetti predisposti a sviluppare dipendenze, lo fanno per aspetti molteplici, relativi alla propria storia -soprattutto affettiva, come chi lavora con le dipendenze sa. Se un intero ecosistema industriale non traesse enormi profitti in questo, e lo Stato non estraesse risorse economiche da questo problema, avrebbe vietato in modo definitivo il tabacco stesso. Lo stesso dicasi per il gioco d’azzardo. Dare la colpa a un indefinito “prima”, è spostare il focus del problema sempre all’indietro, non imponendosi mai un atto forte di riduzione del danno e “mancando l’obiettivo della colpa”, cosa che Mangiasogni sembra invece evitare di fare, accusando in modo diretto i “mandanti”.